Leggendo il libro Figure: come funzionano le immagini dal Rinascimento ad Instagram, di Riccardo Falcinelli, è balzata alla mia attenzione una questione in particolare che l’autore ha posto: come cambia il modo di rappresentare a seconda di cosa si rappresenta. L’intento dell’autore è quello di fornire un percorso lineare che unisca tutte le forme di arte susseguitesi nel tempo, ponendo attenzione su come ogni periodo artistico sia stato sempre influenzato dagli inventori, che ne hanno posto le basi, modificatesi poi adattandosi ai diversi contesti storici e sociali. Questo al fine di tracciale delle chiavi di lettura anche di tutte quelle opere antiche, che a scuola ci sono state presentate come ‘’importanti da conoscere’’, ma senza un perchè. Ma la vera rivoluzione sta nel fatto che in questa linea che attraversa la storia dell’arte, contiene anche quella attuale, intendendo per quella attuale tutte quelle forme di arte non ancora ‘decodificate’, che vedremo nei musei dei prossimi anni, andando ad includere quindi la pubblicità, i videogiochi, ma anche i feed di instagram. Non ce ne accorgiamo forse, ma quotidianamente sforniamo prodotti artistici, e abbiamo anche una committenza! I nostri follower, gli utenti social, osservano i nostri prodotti e li commentano, e ci influenzano anche. Allora ecco che possiamo innalzare anche instagram, quindi noi stessi, ad artisti di quest’epoca, ed eguagliare la nostra forma di arte alle precedenti, posta sulle stesse basi fondanti. Tornando al punto, riflettiamo sulle forme e dimensioni di un’opera artistica. I paesaggi sono stati da sempre rappresentati in un rettangolo, in orizzontale, i ritratti in verticale, le donne all’inizio erano rappresentate stese, in un rettangolo, erano un paesaggio da conquistare. E’ logico: il processo di lettura per l’occhio umano, per natura, avviene da sinista a destra. E allora possiamo dire che in orizzontale veniva rappresentato ciò che doveva raccontare qualcosa, una storia, una narrazione da leggere. Riportamo tutto ad oggi, e tutto torna: guardiamo un film in 16:9, lo ‘’scroll’’ nella homepage di instagram avviene in verticale, perchè effettivamente instagram non è altro che un macro contenitore di tanti autoritratti. Ancora, se fotografiamo un volto, poniamo il cellulare in verticale, se riguarda un paesaggio, un murales, lo ruotiamo di novanta gradi. E ora la domanda chiave: per fotografare l’architettura, lo poniamo in verticale o in orizzontale? L’architettura è da leggere o da osservare? La risposta è banale, dipende dallo sviluppo dell’edificio, se in altezza o in lunghezza. Ma facciamo un passo in avanti, immaginando di dover tracciare come Falcinelli una linea del tempo degli stili architettonici, e concepiamo il gesto di fotografare come un atto di comprensione del gusto formale dell’edificio. Il paesaggio e il murales, dal punto di vista puramente visivo, hanno in comune una cosa: sono sviluppati in lunghezza, ma non solo, la vista che essi producono, non è fatta di ‘’moduli ripetibili’’, per tutta la lunghezza, ogni ‘’pezzo’’ di immagine è un dettaglio da cogliere, che è diverso da quelli successivi. Ed è per questo che li consideriamo un testo da leggere, con una storia da raccontare. Tornando all’architettura quindi, il discorso è analogo. La corrente umanistica, concettualmente, è quella rappresentativa per eccellenza, ma allora la si puo’ definire ‘’rappresentativa’’ anche formalmente. La struttura continua, l’unitarietà del corpo, il senso di prospettiva in facciata, si traducono in un omogeneità generale per cui la sua estetica non presenta alcuna lettura da cogliere, ed effettivamente il suo essere formalmente statico, corrisponde al senso della sua esistenza, la sua funzione. L’architettura moderna invece opera diversamente, non ha la stessa solidità strutturale, il volume è frammentario. Ma la sua ragion d’essere ha delle analogie con la precedente, non rappresenta qualcuno, ma rappresenta un mondo architettonico ribaltato dall’avvento della Rivoluzione Industriale e della produzione in serie. E anche qui il suo senso si traduce in facciata, il messaggio è oggettivo, non c’è un ragionamento o una scelta originale alla base della pelle che appare, essa non è altro che lo specchio della funzione che le sta dietro. E allora, per coglierne il gusto stilistico con una fotografia, come nel caso di un edificio Rinascimentale, non serve ruotare il cellulare. Se scelgo di porlo in orizzontale, è perchè voglio cogliere il paesaggio che crea, voglio raccontare la sua magnificenza, o le diverse sfumature di colori che genera con il cielo, e lì starei raccontando una storia che non riguarda il gusto architettonico. Arriviamo alla Terza Ondata, l’architettura dell’era digitale. Essa non è altro che risposta ad un nuovo mondo, come il caso precedente, ma un mondo con caratteristiche intrinseche profondamente diverse. La macchina a vapore poteva essere una delle rivoluzioni che ha generato un nuovo modo di fare architettura nel ‘900, il computer è quella di oggi. Ma se rispondere all’avvento della macchina a vapore si traduceva ai tempi in ragioni tecnologiche di particolare efficacia, al punto da renderle il contenuto del messaggio dell’architettura, oggi questo approccio funzionalistico è entrato in crisi. C’è bisogno di recuperare il senso simbolistico e comunicativo dell’architettura, non basta più che essa funzioni, non basta ostentare i progressi tecnologici che si sono succeduti dall’avvento della Rivoluzione Industriale. In sintesi, non si tratta più di rendere l’architettura una macchina, ma un computer. E il computer, non è altro che un apparecchio che memorizza informazioni e, dotato di meccanismi di entrata e uscita, ne fornisce degli output, istruito da programmi di controllo ed elaborazione (software), basati su un codice binario. L’atto comunicativo, rappresentativo, interattivo dell’architettura allora diviene la materia prima di un nuovo modo di progettare. E in termini formali, ‘’superficiali’’, questo atteggiamento si rende manifesto di architetture che parlano, raccontano, raffigurano, comunicano simbolicamente, e necessitano di essere lette.